Nella storia della pipa inglese credo sia molto rilevante il ruolo svolto dai vari brevetti nel corso degli anni.Proprio a tale proposito mi son divertito più volte a spulciare il sito dell’ufficio brevetti inglese, che si rivela davvero ben fatto da questo punto di vista. Certo, anche google patents da il suo contributo, ma copre soltanto le invenzioni d’oltreoceano, che non sono sempre tutte e sono normalmente più recenti delle originali.
Durante queste mie ricerche son riuscito a trovare i brevetti di Dunhill e Sasieni che trattano di una delle caratteristiche più importanti di queste pipe: l’oil curing.
Il mitico patent 2157
E’ relativamente facile reperire il brevetto Dunhill americano 1341418 del 1920, analogo a quello “originale” inglese 119708 del 1918, intitolato “Improvements in or relating to Tobacco Pipes” e riguardante la sabbiatura delle pipe sottoposte ad oil curing, di cui si da qualche cenno. In questi documenti però si fa un importante riferimento ad un altro brevetto: il numero 2157 del 1913, ufficio inglese che richiede qualche sforzo in più nelle ricerche. In questo patent, intitolato “Apparatus for seasoning and finishing Tobacco Pipes”, si descrivono meglio i motivi e le problematiche del procedimento ad olio e si illustra nel dettaglio lo strumento progettato da Alfred Dunhill, la cui funzione è cruciale: l’estrazione dell’olio dalla radica.
R.D. Field nel suo articolo scrive che Dunhill ha scoperto l’oil curing, ma Sir Alfred spiega, nelle prime righe del pat. “In the manifacture of tobacco pipes, from briar and other woods it is often advisable to emply oil in preparation and finishing of the pipe[…]” (Nella manifattura delle pipe, dalla radica ad altri legni è spesso consigliabile impiegare olio nella preparazione e nel finissaggio della pipa), che fa pensare che il trattamento ad olio fosse una tecnica già conosciuta in quel periodo. C’era però un problema: il calore della prima fumata faceva trasudare l’olio assorbito dal legno, con conseguenza negative sia sul sapore che sul finissaggio della pipa : “[…] but such employment of oil is open to the objection that when such pipes are first used the heat of the burning tobacco causes such oil to exude, and not only impart of unpleasent flavour in the mouth of the smoker, but also destroy the finished glossy appearence of the exterior surface of the pipe.” (ma questo impiego di olio è aperto all’obiezione che quando queste pipe sono usate per la prima volta il calore del tabacco bruciato causa trasudamento dell’olio, e non solo originando un cattivo sapore nella bocca del fumatore, ma anche distruggendo la finitura lucida della superficie esterna della pipa.). Per questo si rendeva necessario uno stoccaggio, una specie di stagionatura, di lunga durata: un anno, anche più, “[…] to ensure the perfect incorporation of the oil with the fibres of the wood[…]” (per assicurare la perfetta incorporazione dell’olio con le fibre del legno) dice Dunhill, che apre un’altra questione: il capitale resta fermo.
Da qui l’idea: cercare un sistema per velocizzare il processo; forse ispirato dalla sopracitata prima fumata, progetta un apparato formato da una piastra metallica riscaldata a gas, sulla quale sono montati dei cilindri/troncoconi di rame di vario diametro, per adattarsi al foro del fornello in cui vanno infilati.In questo modo, secondo quanto spiegato, il legno “sputerà” fuori l’olio, avendo però l’accortezza di ripulirne la superficie periodicamente, per evitare la formazione di una crosta causata da questa sudorazione.In più ha l’idea di sperimentare dei cilindri forati, in modo da soffiare aria calda all’interno della pipa, per un effetto più omogeneo all’interno del cannello.

Il risultato: il buon Alfred ci dice “[…] a very superior surface is imparted to the finished pipe, and its smoking properties are much improved.[…]” (una migliore superficie della pipa finita e le sue proprietà in fumata sono molto migliorate) il tutto “[…] thoroughly seasoned and rendered fit for sale and use in a comparatively short space of time.” (interamente stagionata e resa pronta per la vendita e l’uso in un relativamente breve lasso di tempo).
L’allievo supera il maestro?
Dopo circa 6 anni è il turno di Joel Sasieni: il brevetto inglese è il 124410 del 1919 e si intitola, guardacaso, “An Apparatus for Seasoning and Drying Tobacco Pipe Bowls”, le somiglianze sono molte altre, come vedremo.
Le motivazioni sono le medesime: “In the manifacture of high class tobacco pipes, in briar and other woods, it is advisable to employ oil in the preparation of the pipe[…]it is objectionable when such pipes are first used owing to the heat of the burning tobacco getting into contanct with the oil and causing an unpleasent smell and taste to the smoker.” (Nella maniffatura di pipe di alta classe, in radica e altri legni, è consigliabile impiegare olio nella preparazione delle pipe […] è obiettabile che quando queste pipe sono usate per la prima volta, il calore del tabacco bruciato va a contatto con l’olio causando un odore e un sapore poco piacevoli al fumatore) ma Sasieni non cita direttamente il brevetto Dunhill, anche se il riferimento appare evidente: “[…]it has heretofore been the practice to place the bowl of the finished pipe on a heated plug by which heat was conducted to the interior of the pipe which causes the excess of oil to exude or evaporate.[…]” ([…]finora è stata utilizzata la pratica di mettere i fornelli della pipa finita su dei cilindri riscaldati, in modo da condurre il calore all’interno della pipa, facendo trasudare ed evaporare l’eccesso d’olio[…]).
Secondo Joel però il metodo non è efficace: parte dell’olio resta nelle pareti interne del fornello, non potendo evaporare data la presenza del cilindro che ostacola il passaggio dell’aria. Descrive quindi un metodo in cui le pipe sono riscaldate dall’esterno, in modo tale che l’effetto sia più omogeneo e non ci siano ostruzioni all’interno della pipa. Si tratta di una “camera di essicazione” i cui lati sono costituiti da pannelli girevoli, sui quali sono realizzati dei “pioli”. Sui pioli vengono appoggiate le teste delle pipe e periodicamente i pannelli girano: in questo modo le pipe che erano fuori entrano “dentro” la zona riscaldata e quelle che eran dentro escono fuori, in modo tale da poter essere pulite, pronte per un successivo turno nell’essicatoio. Il procedimento si ripete finchè le pipe non escono asciutte dalla zona calda, segno che tutto quel che doveva trasudare è trasudato.

Conclusioni
Come è facile intuire dal confronto di questi due brevetti non si può dire molto circa la cura ad olio impiegata: nessuno dei due da dettagli circa il tipo di olio nè sul tempo di immersione, preferendo concentrarsi sull’estrazione dello stesso, senza peraltro specificare il periodo o la temperatura necessarie; per cui molti dubbi restano. Dopotutto è logico pensare che questo genere di informazioni è più facile da tenere segreto, paradossalmente scrivere su un patent certe cose potrebbe avere l’effetto opposto. Confrontandomi con Cagliostro di FLP su questo argomento però i quesiti aumentano: una pipa riscaldata dall’interno non dovrebbe trasdurare olio all’esterno, perchè lo stesso dovrebbe fluidificarsi e fuoriscire verso la fonte di calore. Per questo è lecito suppore che i cilindri usati da Dunhill non fossero lisci come disegnati nel brevetto, ma scanalati per far fluire fuori i vari liquidi. Il metodo Sasieni da questo punto di vista sembra migliore perchè, sottoponendo le pipe a ripetuti cicli di essicazione lo scambio olio/radica è maggiore; ma del resto Alfred non nega che il processo possa essere ripetuto.
Insomma, questo genere di ricerche è affascinante e interessante, ci aiuta di certo a saperne di più ma… la verità è ancora lontana. :)
PS.
Ho messo qui i brevetti, per chi volesse leggerseli senza spulciare l’ufficio brevetti inglese. ;)